È la mattina del 26 Aprile 1945 e, malgrado la giornata sia grigia e piovosa, sulla linea di volo dell’aeroporto di Vergiate un gruppo di tecnici della SIAI Marchetti sta preparando per il volo un trimotore S.79S (M.M. 21430), mentre altri sono impegnati nell’applicazione sulle sue superfici esterne di una vistosa vernice rossa.
Alcuni uomini appartengono alla 121a Brigata partigiana Walter Marcobi i quali, venuti a sapere che la colonna tedesca Stamm sta transitando sulle sponde del Lago Maggiore, pianificano una missione per cercare di fermarla.
All’interno degli stabilimenti della SIAI Marchetti il movimento partigiano è particolarmente attivo ed impegnato nell’impedire il trasferimento e la distruzione della fabbrica, oltre che nel cercare di rallentare la produzione bellica.
In questo piano è appoggiato anche dalla Direzione aziendale che, all’inizio del 1945, mette a disposizione del Comitato di Liberazione Nazionale la cifra di dieci milioni di lire quale contributo per la lotta di liberazione.
I partigiani pensano inizialmente ad un’azione militare impiegando il trimotore S.79 armato di bombe e mitragliatrici, poi però prevale il senso di responsabilità e la paura di eventuali ritorsioni verso la popolazione civile.
Si decide allora di lanciare dei volantini appositamente predisposti durante la notte per indurre le forze nazi-fasciste alla resa.
Tali volantini sono preparati da un dipendente della SIAI Marchetti, Egidio Migliorini, che oltre ad essere uno degli ideatori di questo volo, è anche uno degli esponenti di spicco del movimento partigiano in questa fabbrica; egli ha anche conosciuto il carcere di San Vittore a Milano con l’accusa di appartenere al movimento clandestino.
Come detto, nella notte tra il 25 e il 26 Aprile il Migliorini elabora i testi di due volantini, di cui uno bilingue che fa tradurre da un’amica che conosce la lingua tedesca.
Completate le operazioni di carico e le verifiche funzionali all’S.79, oltre che la vistosa verniciatura rossa per permettere la sua identificazione ai partigiani presenti sul territorio, tutto è pronto per eseguire questo primo volo di liberazione.
L’equipaggio è composto dal capo pilota collaudatore della SIAI Marchetti Giuseppe Algarotti, dai motoristi Giuseppe Ceratti e Orlando Chiarello, dal tecnico Mino Mulinacci e dal partigiano Alberto Ramelli.
Il motorista Chiarello, così ricorda: «Prima del volo, avvenuto intorno alle ore 10 del mattino, l’S.79 era stato verniciato di rosso e, una volta decollati, volavamo bassi e lanciavamo sulle città e sulle vie di comunicazione gli speciali volantini che erano stati preparati per l’occasione. Un volo durante il quale si sono anche vissuti attimi di paura perchè, sorvolando Arona, l’apparecchio è stato oggetto di tiri di mitragliatrice tedesca che hanno costretto il pilota Algarotti a rientrare a Vergiate».
Il volo si conclude con l’atterraggio sull’aeroporto di Vergiate e viene ripetuto nel pomeriggio di quello stesso giorno con le stesse finalità di quello della mattina.
A bordo dell’S.79 trovano ora posto, oltre al pilota Algarotti e al motorista Ceratti, anche i tecnici della SIAI Marchetti Ingignoli, Antonio Brusa e Egidio Migliorini.
Proprio quest’ultimo ha lasciato delle annotazioni scritte di suo pugno sul retro di uno dei volantini da lui conservato, lanciati alle ore 14.30 sui militari tedeschi sottolineando la dura reazione della colonna che «sparò con mitragliatrice quadrupla da 20 mm colpendo leggermente il velivolo che riprese terra a Vergiate verso le 15».
Di certo non sono stati quei volantini il motivo della resa dei militari tedeschi, sta di fatto però che il 28 Aprile la colonna Stamm, divisasi nel frattempo in due tronconi, si arrende alle forze partigiane a Novara e a Busto Arsizio.
Per questo evento aviatorio, conosciuto anche come Primo Volo di Liberazione Zona del Verbano, il Comitato di Liberazione Nazionale di Sesto Calende appronta quello stesso 26 Aprile 1945 una speciale busta commemorativa che, insieme ai volantini,
è un documento ricercato dagli storici e dai collezionisti di posta aerea.
Tratto dal Libro ‘+100’