Nella Primavera del 1928 è ancora Alessandro Passaleva a portare in volo per la prima volta il prototipo del monoplano da record S.64 sull’Aeroporto di Cameri.
L’idea di realizzare una macchina dedicata ai voli di lunga durata derivò direttamente dal felice incontro tra Alessandro Marchetti ed il Pilota Arturo Ferrarin, trovando inoltre un fervido sostenitore nel Sottosegretario di Stato Italo Balbo.
Il Ministero dell’Aeronautica affidò alla S.I.A.I. la realizzazione del velivolo, mentre la FIAT avrebbe approntato una specifica versione del suo motore V-12 A.22.
La Regia Aeronautica realizzò appositamente la pista di Montecelio, costruita inclinata in modo da agevolare le operazioni di decollo dell’aereo.
L’S.64 era un aereo nuovo e originale, anche se tradiva chiaramente la sua parentela con altri progetti dell’Ing. Marchetti, in particolare per quanto riguardava il posizionamento del propulsore, la struttura a doppio trave di coda e la pianta alare.
La struttura era realizzata quasi interamente in legno ad eccezione del carrello d’atterraggio e del castello motore.
La cabina di pilotaggio, con posti affiancati a doppio comando, aveva un disegno estremamente curato per garantire la massima aerodinamicità oltre a comprendere una cuccetta a forma di tunnel disposta longitudinalmente rispetto all’asse del velivolo, da impiegare nei turni di riposo durante i voli di lunga durata.
Il motore era un 12 cilindri a V dalla cilindrata di 54.000 cm³, capace di erogare fino a 620 CV alla potenza massima.
L’elica spingente in legno a passo fisso del primo esemplare venne sostituita nel modello successivo, l’S.64bis, con una dotata di pale in duralluminio a passo variabile.
L’ala conteneva al suo interno i 27 serbatoi di carburante per una capacità complessiva di circa 7.000 litri e l’impianto di raffreddamento del motore, caratterizzato da un radiatore a scomparsa con un dispositivo di comando azionabile dal posto di pilotaggio.
Tutta la cellula era divisa in sezioni stagne per garantire il galleggiamento in condizioni di emergenza qualora si fossero rese necessarie manovre di ammaraggio.
Così, dopo un’interminabile serie di prove e controlli, la mattina del 31 Maggio 1928, prendeva il via la prima impresa dell’S.64: il Record del Mondo su circuito chiuso.
L’aereo, condotto da Ferrarin e Del Prete percorse per 51 volte il circuito compreso tra Torre Flavia ed il faro di Anzio, distanti poco più di 74 km, atterrando alle 15,30 del 2 Giugno dopo aver percorso un totale di 7.666,616 km in un tempo di 58 ore e 37 minuti.
La prestazione superava di gran lunga i precedenti primati, eccedendo di quasi 5 ore il primato di durata e di 3.000 km quello di distanza.
Il risultato incoraggiante costituiva il banco di prova per il principale obiettivo del progetto S.64: il volo dall’Italia al Brasile per aggiudicarsi il Record Mondiale di volo in linea retta.
Già il 3 Giugno iniziavano i preparativi per la Trasvolata Atlantica, da effettuarsi nei primi giorni di Luglio al fine di sfruttare la fase di luna piena prevista per quel periodo e facilitare così il volo notturno.
La sera del 3 Luglio 1928 alle ore 18:51 l’S.64, appesantito dal carburante necessario per il lungo tragitto, decollò dalla pista di Montecelio.
Il volo si presentò da subito difficoltoso per via delle condizioni meteo mutevoli, che causarono continue variazioni di quota, e dei venti caldi africani che, degradando sensibilmente le prestazioni del motore, costrinsero a modificare la rotta verso nord alla ricerca di temperature meno elevate.
Le prime luci del mattino del 5 Luglio rivelarono i contorni della Costa Brasiliana dando agli aviatori la conferma della precisione dei difficili calcoli notturni per il mantenimento della rotta; con la prua già puntata verso Bahia, stimando un residuo di carburante poco rassicurante, l’equipaggio dell’S.64 decise di tornare sui propri passi per dirigersi verso Porto Natal, in modo tale da atterrare sul locale campo di volo.
Ma ostacolati dalla scarsa visibilità, Ferrarin e Del Prete dovettero infine affrontare la decisione di atterrare sulla spiaggia dove, dopo un breve rullaggio, le ruote dell’S.64 affondarono nella sabbia; il velivolo aveva riportato danni al carrello ed alla cabina di pilotaggio ma l’impresa era compiuta!
Nei serbatoi rimanevano soltanto 15 litri di carburante.
L’S.64 fu recuperato con difficoltà e non essendo in grado di decollare da Natal a causa della pista non adeguata alle sue caratteristiche, venne trasportato a Rio de Janeiro via mare ed infine donato al Brasile.
Purtroppo, l’impresa si conclude in tragedia: durante una dimostrazione in volo di un idrovolante S.I.A.I. S.62 a Rio de Janeiro, i due piloti sono coinvolti in un incidente in fase di decollo che causa il ferimento di Ferrarin e la morte di Del Prete dopo una lunga agonia.
Arturo Ferrarin
Nasce a Thiene il 13 Febbraio 1895, sesto di sette figli di una famiglia di industriali tessili.
La chiamata alle armi nel 1915 lo vede dapprima assegnato ad un reparto di volo quale mitragliere di bordo e, successivamente al conseguimento del brevetto di pilota militare presso la scuola di volo di Cameri, svolge un’intensa attività di volo in qualità di istruttore di pilotaggio e di acrobazia.
La notorietà acquisita grazie alle sue imprese, tra le quali il leggendario raid Roma-Tokyo a bordo di uno S.V.A., la vittoria della Gran Coppa d’Italia sul circuito Sesto San Giovanni-Malpensa-Bologna-Ghedi, la proficua partecipazione a gare di acrobazia in Francia, Belgio, Olanda, e la successiva attività di pilota collaudatore che gli fornisce occasione di presentare in numerose capitali europee velivoli dell’industria aeronautica italiana, lo porta a diventare pilota privilegiato di personalità italiane e straniere: Benito Mussolini, Italo Balbo, il Senatore Giovanni Agnelli, Aimone e Amedeo di Savoia, il Principe Carol di Romania, Re Alberto del Belgio.
La vita di Ferrarin viene stroncata anch’essa da un incidente il 12 Luglio 1941, a Guidonia.
Durante un volo di collaudo su un prototipo di caccia presente presso il Centro Sperimentale, il pilota rileva probabilmente un’anomalia nella retrazione del carrello.
Essendo il prototipo privo di radio, Ferrarin non può chiedere a terra le effettive condizioni del velivolo, così si porta a bassa quota e a bassa velocità sul campo, ma improvvisamente l’aereo stalla e cade ai margini dell’aeroporto.
Questa grande impresa aviatoria consacrò definitivamente la SIAI Marchetti e il suo legame con Sesto Calende: alla nostra Città fu da allora legato indissolubilmente l’aggettivo di ‘Porto di Cielo’, come è raccontato nel libro di Elso Varalli Sesto Calende Porto di Cielo, e venne concessa Cittadinanza Onoraria ad Arturo Ferrarin.
A S.Anna è presente la ‘Via Trasvolata’ dedicata a questa impresa, come a tutte le altre grandi trasvolate degli aerei SIAI.
In prossimità della Stazione troviamo invece la Via intitolata ad Arturo Ferrarin.
A Carlo Del Prete venne dedicata la vecchia Via dei Notai, ma quest’ultima cambiò poi nome di nuovo negli anni Sessanta diventando Via Gramsci.
“Tratto dal libro PIU’CENTO”