I Colori dell’Ebola è anche una interessante serata che avrà luogo Mercoledì 24 Giugno 2015 nella Sala Conferenze del Comune di Sesto Calende ed in cui il Sestese e Dottore Davide Gottardello racconterà i Suoi Tre Mesi in Sierra Leone presso il Centro di Trattamento dell’Ebola di Emergency.
I COLORI DELL’EBOLA
racconto di un titolo e storia di un’epidemia
IL PITTORE SIR. Filovirus Ebola
E’ difficile provare a spiegare cosa sono stati tre mesi di lavoro in un Centro di Trattamento per malati di Ebola in Sierra Leone.
Tre mesi sono poco nel ciclo della vita di un uomo, ma vissuti in un contesto estremo come quello, sono ricchissimi di episodi, di riflessioni, considerazioni, incontri e scontri. E sono ricchi di colori.
Si potrebbe dire della povertà in cui versa quel Paese, della carenza di standard minimi di igiene e dignità della persona, degli ospedali governativi a pagamento per cittadini con salari inferiori ai 2 euro al giorno, della passata guerra civile e dell’incipiente sommossa civile.
Di un popolo che al termine dell’epidemia si ritrova ancora più povero, più bastonato, più sfruttato, più indebitato e guidato da gente ancora più corrotta.
Ma questa è solo la cornice.
Poi c’è il quadro, variopinto, creato dal pittore Filovirus Ebola.
E’ lui che ha aperto la tavolozza dei colori più di un anno fa al confine tra Liberia e Sierra Leone e ha disegnato una nuova situazione.
Al bianco del sole, all’azzurro del mare, al verde delle foreste ha voluto aggiungere altri colori.
Il rosso, anzitutto. Il rosso del sangue che usciva inspiegabile dai primi individui in cui si insinuava subdolamente e velocemente.
Ma presto è diventato il colore della zona recintata (la zona rossa), quello delle scritte di warning, quello dei loghi delle associazioni umanitarie, quello della banda orizzontale, ad un metro da terra, sulle bianche tende sanitarie.
L’arancione. L’arancione è servito all’inizio per delimitare con reti in plastica forate le zone più pericolose e per colorare le barelle scassate delle ambulanze.
Il giallo, poi, è quello delle tute di protezione, indispensabili per avvicinarsi ai pazienti, tute che mostravano solo gli occhi di chi le indossava, proteggevano dal contagio e custodivano ermeticamente emozioni e paure.
Qualche tocco di verde l’ha usato per colorare i robusti guanti in gomma di silenziosi cleaners locali che si muovevano lenti ed esterrefatti in terapia intensiva tra monitor, urinometri, segni vitali, allarmi, pompe siringhe,ecc…
L’indaco non per ricordare l’arcobaleno, ma per tingere le divise da scegliere appena all’ingresso dell’Ebola Treatment Center, sovrastate da stivali bianco splendente.
L’indaco più scuro, invece, era a chiazze, effetto sudore che cola dal petto e lungo la schiena: questo emergeva rimuovendo lo scafandro impermeabile nell’area di svestizione in uscita dalla zona rossa.
Violetti melange davano un tocco di colore ai catini in plastica pieni di acqua e cloro per disinfettare stivali e mani, in continuazione.
Qua e là sui muri bianchi, accanto a rubinetti, comparivano spruzzi di colore: il verde identificava acqua pura; il giallo, clorina a bassa concentrazione; il rosso, clorina ad alta concentrazione.
Una linea viola sottile volteggiava uscendo dal corridoio dello scanner posto in zona infetta, scavalcava la rete metallica e si perdeva nelle matasse di cavi elettrici colorati della tenda dei logisti.
Era lei la via di comunicazione “scritta” tra zona rossa e studio medici…le comunicazioni verbali, invece, volano invisibili gracchiando in inglese tra un radio e l’altra, tra l’interno del recinto e la sala preparazione farmaci.
Infine, il marrone. Il marrone era rossiccio se guardavi a terra, era la polvere su sandali e infradito, ma se guardavi ad altezza uomo era un marrone scurissimo come l’ebano, ancora più scuro e contrastato quando, incrociando lo sguardo, si apriva un luminoso sorriso fatto di denti perfetti e candidi.
Ma questo il pittore Ebola non l’ha fatto lui, questo c’era già, e ci sarà anche quando sir Ebola richiuderà la tavolozza.
E allora torneranno a prevalere ancora il bianco, il verde e il blu, i colori della bandiera della Sierra Leone e di chi, a testa alta mostra un sorriso, e ricomincia da capo.