Recensire le creazioni del Gianni macelar è sempre della serie “piace vincere facile”, è tutto buono, ma questa volta siamo di fronte ad una di quelle realizzazioni che ti lasciano veramente sorpreso per quanto è buona.
Stiamo parlando di come il Gianni prepara la lingua che vende poi sottovuoto e del risultato che ottiene. La preparazione è già particolare, mondatura, salatura, marinatura, cottura per ore a bassa temperatura, abbattimento, ancora mondatura (asportazione della pelle), affettatura. Curata ma sin qui niente di straordinario. Le fettine sono uniformi e sottili, belle da presentare, ma anche qui niente di straordinario.
La sorpresa è all’assaggio, scordatevi la lingua bollita, la lingua salmistrata e quella in salmi, qui l’esperienza è radicalmente diversa.
La prima differenza la si percepisce nella consistenza, uniforme, senza ruvidità, piacevole al palato. Ma la differenza è il gusto, delicato, elegante, con una nota speziata su cui domina leggermente il gusto dell’anice stellato. Un vero tripudio di sapori, una rivalutazione della lingua che viene elevata ad antipasto o secondo gourmet.
SI può servire liscia e goderne pienamente il gusto senza contaminazioni, si può accompagnare da burro salato per amplificarne il gusto, si può accoppiare ad acciughe sott’olio per arricchirla o con salsa verde per fare contrasto. Si può servire come pietanza completa ricoperta da una salsa tonnata, il tripudio.
Un piatto da provare, insomma.
Paolo Maggioni